
Vernio è un comune di 6.007 abitanti[1], il più settentrionale della provincia di Prato. È situato presso la grande curva del fiume Bisenzio, e comprende le valli del Fiumenta, del Carigiola (entrambi affluenti del Bisenzio) e la parte iniziale della valle del Setta, affluente del Reno. Il territorio comunale è attraversato perciò dallo spartiacque appenninico. Nel territorio comunale si trova, immediatamente a nord della stazione, l’imbocco meridionale della Grande Galleria dell’Appennino posta sulla linea ferroviaria Bologna-Firenze. LA STORIA:
Il territorio presso il fiume ospitava un accampamento invernale romano (castra hiberna, da cui deriva il nome di Vernio). Di questo periodo era testimone un ponte romano nell’abitato di Mercatale, distrutto durante la seconda guerra mondiale. Nel XII secolo il feudo di Vernio passò in eredità dai Cadolingi ai conti Alberti di Prato, che qui vi si ritirarono dopo il 1107. Passata nel XIII secolo ai Bardi, la contea rimase indipendente fino al 1798, quando venne abolita da Napoleone. Dopo il Congresso di Vienna passò sotto il Granducato di Toscana. Prerogativa della Contea di Vernio, una volta passata sotto il dominio dei Conti Bardi è stata l’autonomia amministrativa rispetto a Firenze in quanto le tasse venivano pagate direttamente all’Imperatore a Vienna, questa autonomia è decaduta soltanto con l’Unità d’Italia. Zona di brigantaggio e contrabbando in quanto confinava a nord con lo Stato Pontificio, ha subito scorribande e saccheggi da eserciti stranieri. Famosa è rimasta l’invasione spagnola del 1512, che provocò una grande carestia a causa della quale i Conti Bardi distribuirono alla popolazione stremata dalla fame farina di castagne, stoccafisso, baccalà e aringhe. Da qui è nata la "Società della Miseria" che rievoca ogni anno questo avvenimento la cui ricorrenza era il mercoledì delle ceneri, da qualche anno spostata alla prima domenica di Quaresima.
Famoso personaggio di Vernio è Vitale da Rimochi, soprannominato il "Diavolo di Rimondeto", sospesa tra realtà e leggenda, la sua storia parla della difesa di una coppia di giovani sposi costretti dal Conte all’osservanza dello jus primae noctis finita con l’uccisione del Conte e la fuga a Roma del Diavolo di Rimondeto al servizio dell’antipapa. Si dice sia morto da vecchio nella Badia di Montepiano dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita come fra Pietro.
Posted by arpasqu53 on 2014-04-09 17:56:45
Tagged: